Taccuino Italiano, Giornale del Popolo, Lugano, 23 febbraio 2013
Si è chiusa ieri in Italia la campagna per le votazioni in programma domani, domenica, e lunedì fino alle ore 15. Le prime stime minimamente rappresentative del suo esito si cominceranno ad avere dalle 16 in avanti del pomeriggio di lunedì. Gli italiani all’estero, tra cui anche quelli residenti nella Svizzera Italiana, hanno già votato nei giorni scorsi. Ricordiamo che sono in palio il rinnovo del Parlamento nazionale (Senato e Camera dei Deputati) e quello dei presidenti e rispettivamente dei Parlamenti regionali (Consigli) della Lombardia, del Lazio e del Molise. Cruciale è ovviamente il caso della Lombardia che ha più abitanti e più prodotto interno lordo di 17 Stati membri dell’Unione Europea su 27, e in Italia è fuori scala: la seconda regione più popolosa ha la metà dei suoi abitanti. Ricordiamo ancora una volta invece che sia il Lazio che il Molise non contano molto. Il primo è un guscio vuoto poiché il comune di Roma ha due terzi dei suoi abitanti, e il secondo è un territorio di modesto sviluppo la cui popolazione è inferiore, tanto per fare un esempio, a quella della provincia di Lecco.
In sede nazionale che vinca il centro-sinistra di Bersani e Vendola o il centro-destra di Berlusconi si apre una stagione di grande instabilità. Si tratterà in ogni caso di una vittoria con minimo margine, tale da non far scattare il meccanismo del “premio di maggioranza” che consente a chi se lo aggiudica di raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento. Può anche darsi che alla Camera dei Deputati prevalga il centro-sinistra e al Senato il centro-destra. Si prospettano quindi delle coalizioni di governo fragili e instabili in cui la lista di centro di Monti, Casini e Fini avrà un ruolo tanto decisivo quanto imprevedibile. C’è poi da considerare la presenza nel nuovo Parlamento dei parlamentari del movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. Secondo alcuni sondaggi il movimento di Grillo potrebbe giungere a raccogliere il 20 per cento dei voti. Anche se però ne raccogliesse soltanto un terzo, il 7 per cento, o i parlamentari “grillini” cambiano pelle o ce ne saranno quanti ne bastano per trasformare le aule parlamentari in un quotidiano teatro della commedia dell’arte.
Anche per tutto il resto d’Italia la partita si giocherà sostanzialmente in Lombardia dove da oltre vent’anni ha sempre vinto il centro-destra anche quando in sede nazionale vinceva il centro-sinistra. Tutto si gioca in Lombardia per due motivi. Il primo è che, a causa delle specificità della legge elettorale di tale ramo del Parlamento, una vittoria del centro-destra in Lombardia provocherebbe come dicevamo una maggioranza di centro-destra in Senato anche se il centro-sinistra conquistasse la maggioranza dei seggi alla Camera dei Deputati. Il secondo è che una vittoria del centro-destra in Lombardia, e quindi la successione del leader leghista Roberto Maroni nel ruolo di presidente che fu di Roberto Formigoni, aprirebbe la via al progetto di una “macro-regione” del Nord cui già si sono dichiarati disponibili i presidenti leghisti del Piemonte, del Veneto e il presidente PdL del Friuli-Venezia Giulia. Questa macro-regione è pensata come un forte strumento di pressione politica dal Nord su Roma — quale che sia il governo nazionale in carica — nel presupposto che soltanto in forza di una tale pressione dall’esterno da un lato sia possibile difendere e sviluppare adeguatamente la necessaria autonomia dell’Alta Italia, e dall’altro facilitare l’urgente ammodernamento dell’amministrazione centrale dello Stato italiano: un progetto che viene visto con grande preoccupazione dallo schieramento di centro-sinistra, soprattutto forte nella parte peninsulare del Paese, dove c’è più sensibilità per le ragioni della protezione sociale e della garanzia del posto di lavoro che per quelle dello sviluppo e della competizione nel difficile contesto dell’economia globalizzata del nostro tempo.