Il 25 aprile di Mattarella a Varallo Sesia: una scelta di campo in sintonia con il “male oscuro” dell’area da cui proviene

 Mattarella rende omaggio solo ai partigiani rossi, La Nuova Bussola Quotidiana, 26 aprile 2016

Scegliendo di celebrare l’anniversario del 25 aprile non solo a Roma ma anche a Varallo Sesia per dare così risalto e riconoscimento all’ esperienza delle Repubbliche partigiane, il presidente Mattarella si  è lodevolmente impegnato in un gesto non convenzionale. Nello stesso tempo – con una decisione il cui significato è forse sfuggito al grande pubblico ma non di certo ai proverbiali addetti ai lavori — ha fatto però ancora una volta una scelta di campo del tutto in sintonia con il male oscuro dell’area da cui proviene: quel cattolicesimo sociale in fin dei conti sempre subalterno al Pci e ai suoi eredi.

Le “zone libere” o Repubbliche partigiane furono circa 20. Si trattò di casi in cui i partigiani giunsero a controllare dei territori dai quali le forze nazi-fasciste erano state costrette a ritirarsi, e per un certo tempo ne assunsero il governo. Ebbero consistenza assai diversa e tra l’altro la storia di alcune di esse, formatesi tra i monti dell’Emilia-Romagna, non è priva di pagine anche molto oscure. Di tale esperienza i due esempi più rilevanti furono ad ogni modo  la “zona libera” della Valsesia e rispettivamente la Repubblica Ossolana, sorte in due valli alpine tra l’altro contigue del Piemonte nordorientale: appunto la Valsesia, percorsa dal fiume omonimo, e la Val d’Ossola, percorsa dal fiume Toce. In entrambi i casi la Resistenza giunse a controllare territori di entità rilevante e con un consistente apparato industriale, compresi i due capoluoghi di vallata, rispettivamente Varallo Sesia e Domodossola, dove vennero insediati veri e propri governi provvisori. Le somiglianze però finiscono qui. Ben diverso era infatti l’orientamento politico della Resistenza nelle due valli. In Valsesia, sotto la guida del comandante partigiano comunista Cino Moscatelli, un “quadro” del Partito formatosi a Mosca, venne instaurato un regime di tipo sovietico. In Val d’Ossola le Fiamme Verdi, ossia i partigiani di area cattolica e laica non marxista, predominavano, e al comando di Alfredo Di Dio avevano avuto un ruolo-chiave nella conquista di Domodossola. Nei quaranta giorni (10 settembre 1944 – 23 ottobre 1944) in cui durò, la Repubblica Ossolana si diede con grande rapidità e con grande originalità istituzioni di democrazia molto avanzata ispirate a principi spesso attinti alla dottrina sociale cattolica. Disponendo allora di un notevole apparato industriale e di ampie riserve di energia idro-elettrica, e avendo il vantaggio di confinare con la Svizzera (con la quale fece in tempo a firmare un trattato di assistenza), la Repubblica Ossolana avrebbe tra l’altro potuto reggere sino alla fine della guerra se gli Alleati – che avevano ormai il totale dominio dell’aria – avessero deciso di sostenerla, il che invece non accadde.

Chi dunque conosce la vicenda delle Repubbliche partigiane, e in particolare quella dei due casi maggiori di cui si diceva, tanto prossimi tra loro geograficamente quanto remoti da un punto di vista politico, non può non domandarsi perché mai, volendo celebrare tale esperienza, Mattarella non sia andato a Domodossola a rievocare la Repubblica Ossolana invece che a Varallo Sesia a rievocare la “zona libera” che Cino Moscatelli e i suoi governarono con un Consiglio di Valle che in realtà era  un soviet.  Nel suo discorso a Varallo Sesia Mattarella ha evocato le esperienze-pilota di autonomia locale e di autonomia sociale di cui la “zona libera” della Valsesia sarebbe stata teatro.  Lo avevano male informato? Credeva di trovarsi in Val d’Ossola? Voleva fare un “ganascino” alla vecchia guardia dell’attuale Pd?  Quale sarà la risposta giusta? La prima, la seconda, la terza? Quale che sia c’è di che preoccuparsi.

 

 

 

Informazioni su Robi Ronza

Giornalista e scrittore italiano, esperto di affari internazionali, di problemi istituzionali, e di culture e identità locali.
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4 risposte a Il 25 aprile di Mattarella a Varallo Sesia: una scelta di campo in sintonia con il “male oscuro” dell’area da cui proviene

  1. paolo recla ha detto:

    C’è uno sport nazionale – ma forse c’è in tutti i paesi democratici – che consiste nel fingere di commentare una notizia in profondità, strizzando gli occhi a fessuretta e facendo le rughine sulla fronte ma in realtà solo per disfare e distruggere a prescindere qualsiasi evento possa in qualche modo portare discredito alla parte politicamente avversa. E’ il caso della visita di Mattarella alle repubbliche partigiane del periodo post 8 settembre. Il giornalista – che a quanto mi dicono – è diventato un guru nel movimento di CL (e ancora devo capire il perché) si domanda perché ha visitato le repubbliche partigiane rosse e non anche quelle verdi? Ma mi sembra domanda puerile al massimo, per non dire domanda di un ciellino doc. Solo lui può vivere ancora le fumere dell’anticomunismo alla Gedda, o alla Negri (Luigi) assieme alla pletora di cardinali e preti che hanno riempito la testa dei povero popolo degli esercizi spirituali – triste deriva di consenso plebiscitario – con una massa di menzogne rimediate dalla più completa e crassa ignoranza della nostra storia patria. Meno libretto delle ore e più testi di storia.

    • Robi Ronza ha detto:

      E’ la domanda di uno che è nato e cresciuto non lontano da queste valli, che le frequenta da decenni e che, essendo figlio e nipote di partigiani, parla di queste cose sulla base di documenti e soprattutto di testimonianze dirette; non, come lei fa, sulla base di pregiudizi a prova di bomba.
      In quanto a Cl non riesco a capire che cosa c’entri, trattandosi di un movimento nato dieci anni dopo la fine della guerra.
      RR

  2. Alberto ha detto:

    Meglio leggere il discorso di Mattarella piuttosto che inseguire un anticomunismo fuori tempo massimo, questo sì male oscuro di tanti cattolici..

    http://www.quirinale.it/elementi/Continua.aspx?tipo=Discorso&key=321

  3. Alberto ha detto:

    Io penso che c’entri molto il fatto che Ronza sia di CL, visto che tale movimento, a dispetto dei duri attacchi che sferra contro le ideologie, è quanto di più ideologico vi sia. L’ultima organizzazione – paradosso dei paradossi – stalinista sopravvissuta in Italia, anche se con Carron forse qualcosa sta cambiando.

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