Anche i premier precedenti non comunicavano molto, o perché non si spiegavano o perché (come nel caso di Conte) parlavano tanto ma senza dire nulla. Nemmeno un premier come quello attuale, forte non solo perché intoccabile per i noti motivi ma anche perché gode di ampio consenso popolare, può tuttavia permettersi di non comunicare.
A lungo andare la mancata informazione, e quindi il mancato coinvolgimento della gente in quello che si sta facendo, possono logorare anche un premier rispettato. Si può capire che, per carattere e per storia personale, Draghi non abbia tempo e voglia di tenere la gente aggiornata su quanto sta precisamente facendo. Allora però farebbe bene a dotarsi di un portavoce, o meglio ancora di un sottosegretario o un ministro senza portafoglio dell’informazione che se ne assumesse il compito a suo nome.
Anche al di là di ogni eventuale settarismo o mala fede, si devono oggi fare pure i conti con una continua perdita di qualità dell’informazione di base, ossia quella radiotelevisiva e telematica. L’urgenza di continuare a produrre notizie da diffondere ininterrottamente sui più diversi canali rende sempre meno possibile ai giornalisti l’analisi e il trattamento delle notizie. Ciò che arriva alla gente non è quindi una vera e propria informazione. Sempre più è un ammasso informe di dettagli non situati in un insieme, di inconfessati stralci di comunicati ufficiali, di reazioni estemporanee di questo e di quello se non di semplici pettegolezzi. Le trasmissioni colloquiali di commento (talk show), dalle quali in teoria dovrebbero venire gli approfondimenti, non migliorano la situazione ma anzi la peggiorano. Questo perché di regola danno voce o a esperti che fanno discorsi incomprensibili a un vasto pubblico, oppure a esponenti ufficiali o ufficiosi dei partiti che intervengono non per informare sui fatti ma per accreditare la linea al riguardo del loro partito e per screditare quella dei partiti degli altri.
Un governo con le responsabilità e quindi anche con le ambizioni di quello che abbiamo adesso ha bisogno di spiegare bene che cosa sta facendo. Soltanto così può raccogliere l’attivo consenso generale che gli occorre per situare, comporre e ridefinire la miriade di interessi costituiti di settore che si mobilitano contro qualsiasi autentica riforma. Speriamo che cominci a farlo al più presto.
10 novembre 2021
La bulimia informativa è una malattia ormai irreversibile della nostra società. Un caso esemplare è quello della pandemia di Covid 19. Non appena il virus rialza la testa come sta accadendo in questi giorni, anche per l’ approssimarsi della stagione fredda, un alluvione di notizie frammentate e contradditorie si abbatte su lettori, telespettatori e radioascoltatori creando allarme e confusione. Ora che è partita anche la terza dose del vaccino per quasi tutte le classi di età si omette spesso di precisare che la somministrazione della stessa può essere fatta solo dopo almeno sei mesi dalla seconda. Un dettaglio fondamentale dal profilo clinico e pure decisivo per scongiurare intasamenti, incertezze e false aspettative nella corsa alla prenotazione.
D’accordissimo
Avevo risposto…d’accordissimo…senza aggiungere che in realtà mi riferivo al modo di comunicare di Draghi, essenziale, diretto, di poche parole, quelle che servono e bastano. I portavoce normalmente sono megafoni del potere (chiamiamolo per comodità così) e allora perché non ascoltare direttamente il potere con la sua voce, senza intermediari, normalmente grigi e anonimi?