Fermo restando, come già abbiamo detto, che è sconsigliabile dipendere da un solo fornitore per quanto concerne un bene fondamentale come il gas, è una scelta sconsiderata quella di puntare a non comprarne più per sempre dalla Russia. E’ invece la decisione sbandierata senza tregua da quella scioccherella della presidente della Commissione Europea.
L’Unione Europea e la Russia hanno in comune una lunga frontiera e una rete di gasdotti nonché un’economia largamente complementare.
Non si può dunque pensare di interrompere definitivamente ovvero di ridurre al minimo l’interscambio euro-russo. Sarebbe un disastro per entrambe le aree, e nella misura in cui ciò avviene già lo è. E inoltre a lungo termine spingerebbe la Russia a cercare in Cina sbocchi per gli idrocarburi che l’Unione Europea non volesse più.
E inoltre evidente che il gas dell’Algeria non basta a sostituire del tutto quello della Russia e che il gas di altra provenienza costa sempre di più. Inoltre negli ultimi anni è stata diffusa in Italia una cultura anti-industriale per cui non si trova più un sindaco che non sia pronto a schierarsi contro l’installazione di un rigassificatore sul territorio del proprio comune.
I telegiornali raccontano la guerra in Ucraina e la crisi energetica come fatti separati l’uno dall’altro ma è ovvio che si tratta di eventi strettamente interconnessi. Stando così le cose la ripresa degli acquisti di gas russo dovrebbe al contrario venire offerta dall’Unione Europea come contropartita della fine della guerra. Possibile che a Bruxelles non ci si avveda che il venire meno dell’interscambio dell’Unione Europea con la Russia è qualcosa che conviene soltanto agli Stati Uniti? Perciò non a caso viene chiesto a gran voce da un governo strettamente legato agli Usa come l’attuale governo ucraino.
24 luglio 2022
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Informazioni su Robi Ronza
Giornalista e scrittore italiano, esperto di affari internazionali, di problemi istituzionali, e di culture e identità locali.
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La diversificazione dei fornitori di materie prime è un principio elementare e una regola aurea dell’economia: vale per gli Stati, per le multinazionali, per le imprese di ogni genere e tipo. L’eccessiva dipendenza dal gas russo è stato un grave errore di prospettiva dei principali paesi europei. Lo è altrettanto ora puntare alla cancellazione della Russia dall’elenco dei fornitori stessi.
Tanto più che se, favoleggiando di aggirare il nostro problema, il gas lo compriamo dall’Algeria, anziché dalla Russia:
1) ne compriamo appena il 10% di quello che ci viene a mancare;
2) lo compriamo da una società che per il 50% è di proprietà russa.
In sostanza: ne compriamo di meno, lo compriamo – di fatto – sempre dai russi e lo paghiamo più caro. Se lo volessimo dagli Stati Uniti (cosa che i “filantropi” d’oltreoceano non vedono l’ora che accada, giusto per allargare il portafoglio), lo pagheremmo ancora più caro.
E’ il risultato della geniale strategia del ministero degli esteri e degli squadristi filo-usa.
Compresa la “scioccherella” della presidente UE, che però meriterebbe un altro aggettivo, ben più realista: lacchè.