Giorgia Meloni e la barra del timone

Giorgia Meloni, uscita vittoriosa dalle elezioni di ieri con il 26 per cento dei consensi, ha evidentemente raccolto anche voti che storicamente non appartengono al suo partito. Voti di gente che aveva atteso invano riforme liberali da Forza Italia e riforme federaliste dalla Lega e che domenica ha scelto Fratelli d’Italia soprattutto perché spera che Giorgia Meloni possa mettere finalmente il centrodestra sulla strada di quanto ci si attende da esso sin da quando Berlusconi con Forza Italia lo fece nascere nel 1994.

D’altra parte scorrendo le liste dei candidati di Fratelli d’Italia alle elezioni di ieri, 25 settembre, ci si avvede che ciò era atteso e facilitato. Qua e là infatti si notano nomi di persone che appartengono ad altri mondi, e che con la loro presenza richiamavano ed erano di conforto ad elettori tradizionalmente lontani dalla fiamma tricolore.

Fermi restando i meriti di Giorgia Meloni, che ha dato voce e volto a tale processo, si può ben dire che il voto di ieri è sostanzialmente una vittoria del centrodestra, dello schieramento liberale, con circa il 43 per cento dei consensi.

Adesso, più che con l’opposizione in Parlamento, ci si deve attendere che il centrosinistra schieri contro la maggioranza di governo tutta la macchina del potere che conserva nella stampa, nelle redazioni dei maggiori giornali e dei telegiornali Mediaset compresa, nelle direzioni dei programmi delle tv, nella scuola di Stato, nei luoghi in cui si produce la cultura di massa, nei sindacati storici. Da tutti questi ambiti verranno spinte al blocco e alla svuotamento delle riforme che ci si attendono dal centrodestra.

Lo si vede già dall’interpretazione che da varie parti viene data alla “responsabilità” che Giorgia Meloni ha promesso nel discorso che ha pronunciato nella notte tra il 25 e il 26, quando si è delineata la sua vittoria. Ci si deve augurare che Meloni tenga ferma la barra del timone tenendo sempre ben presenti le aspettative di tutti i suoi attuali elettori, che non si lasci travolgere come Berlusconi dalla voglia di piacere a tutti, né come Salvini dalla smania di  raccogliere voti ovunque a qualsiasi costo.

26 settembre 2022

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Informazioni su Robi Ronza

Giornalista e scrittore italiano, esperto di affari internazionali, di problemi istituzionali, e di culture e identità locali.
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4 risposte a Giorgia Meloni e la barra del timone

  1. Bocian ha detto:

    Caro Dott. Ronza, il 25 settembre è passato, ed è andata com’è andata.
    Riguardo a quella piccola scommessa su cosa avrebbe fatto il cosiddetto “Terzo Polo” di Calenda-Renzi (che poi sarebbe il quarto o il quinto, mi son perso), credo di poter dire che l’abbiamo sgarrata entrambi.
    Tutti e due infatti mi pare partissimo dall’ipotesi che detto polo si sarebbe trovato nella comoda situazione di ago della bilancia: io sostenevo che avrebbe finito per accasarsi con PD e soci (in quanto consanguinei valoriali), lei che invece avrebbe cercato sponda dalle parti del centrodestra (magari per batter cassa di visibilità politica).
    Alla luce dei risultati invece mi pare che, sceso dalla bilancia, tuttalpiù possa fare opposizione (sempre che nel frattempo non si dicotomizzi una volta di più).
    Semmai un giorno dovessimo incontrarci di persona, le pagherò comunque un caffè.
    Con affetto.

  2. Carlo Meazza ha detto:

    …tenere la barra del timone diritta…ricorda un pò…boia chi molla…Speriamo non sia così. Poi la lista dei luoghi dove si anniderebbero pericolose cellule di sinistra (ospedali, scuole, giornali (viva la libertà di stampa)ecc.ecc) pronte a colpire a me ricorda gli anni delle Medie dai Salesiani dove esisteva la temuta…lista nera…Ma non temo il futuro, la Meloni non è più fascista, la Sinistra speriamo tragga frutto dal suo brutto risultato elettorale, i giornali continueranno ad essere liberi (anche se sotto padrone) e siamo fortunatamente in Europa. Speriamo non ci siano passi indietro, come Salvini e Tremontj ministri e Berlusconi presidente del Senato

  3. sandro ha detto:

    Condivido. Certo che non é facile in questo momento storico stare al governo.

    (Ha dimenticato di citare la magistratura come parte della macchina di potere del centrosinistra)

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