È importante rendersi conto che la posizione del Papa riguardo alla guerra in Ucraina non è il fervorino moralistico con cui il grosso della stampa la racconta bensì una precisa e articolata proposta diversa da quella degli Stati Uniti e della Nato.
È una posizione che Francesco ha espresso tante volte, ed anche oggi con grande vigore in un’intervista che appare su La Stampa sullo spunto della sua visita di domani a Asti. Riguardo alla guerra in corso ribadisce che “provoca particolare rabbia e tristezza la consapevolezza che dietro tutte queste tragedie ci sono la brama di potere e il commercio delle armi (…) Quando gli imperi si indeboliscono puntano a fare una guerra per sentirsi forti, e pure per vendere armi. In un secolo tre guerre mondiali. E non impariamo! Eppure basterebbe andare al cimitero di Anzio e pensare all’età di chi è seppellito lì; io ci sono andato (…) e ho pianto (…) e il mio cuore piangeva a Redipuglia (…) e come ho già detto altre volte: lo sbarco in Normandia…è stato l’inizio della caduta del nazismo, è vero… ma quanti giovanissimi sono rimasti sulla spiaggia, morti ammazzati? Dicono 30 mila… Non impariamo…”.
Alla domanda del giornalista, che gli chiede poi notizie riguardo ai contatti diplomatici tra il Vaticano e il Cremlino, Francesco risponde: “Siamo continuamente attenti all’evolversi della situazione (…) la Segreteria di Stato lavora e lavora bene, ogni giorno, e sta valutando qualsiasi ipotesi e dando valore a ogni spiraglio che possa portare a un cessate il fuoco vero, a dei negoziati veri. Nel frattempo siamo impegnati nel sostegno umanitario al popolo della martoriata ucraina”. E alla domanda se il Vaticano è pronto a ricoprire un ruolo di mediatore di pace, ad ospitare eventuali trattative risponde che “Come confermiamo da mesi (…) la Santa Sede è disponibile a fare tutto il possibile per mediare e porre fine al conflitto in Ucraina” purché, aggiunge poi, si negozi una pace vera, quella che è frutto del dialogo, che non si ottiene con le armi con cui non si sconfiggono l’odio e la sete di predominio.
L’intervista tocca poi diversi altri argomenti di rilievo riguardo al nostro tempo e anche riguardo al nostro attuale governo su cui qui non mi soffermo, ma che suggerisco di andarsi a vedere. Vorrei qui piuttosto sottolineare che evidentemente Francesco si attendeva di avere riguardo al suo impegno per la pace un appoggio e un marcato sostegno dei cristiani che invece tarda a venire. Non l’ha detto in questa intervista a La Stampa ma lo ha affermato apertamente in molte altre occasioni. Per esempio nel suo discorso del 15 ottobre scorso alla gente di Comunione Liberazione: “per concludere, vorrei chiedervi un aiuto concreto per oggi, per questo tempo. Vi invito ad accompagnarmi nella profezia per la pace – Cristo, Signore della pace! Il mondo sempre più violento e guerriero mi spaventa davvero, lo dico davvero: mi spaventa –; nella profezia che indica la presenza di Dio nei poveri, in quanti sono abbandonati e vulnerabili, condannati o messi da parte nella costruzione sociale; nella profezia che annuncia la presenza di Dio in ogni nazione e cultura, andando incontro alle aspirazioni di amore e verità, di giustizia e felicità che appartengono al cuore umano e che palpitano nella vita dei popoli. Arda nei vostri cuori questa santa inquietudine profetica e missionaria. Non rimanere fermi”. Occorre, ci dice, che la gente di Chiesa si mobiliti per suscitare un movimento a sostegno della ricerca e della ricostruzione della pace malgrado tutti i governi delle grandi potenze e tutti i grandi poteri spingano in senso opposto. Un impegno di recente riaffermato in un volantino diffuso da Cl col titolo“La guerra in Ucraina e la «profezia per la pace»”.
18 novembre 2022
Bravo il Papa ( che comunque non ha certo bisogno della mia approvazione), brava La Stampa e bravo tu a riportare quelle parole
A me pare che ci sia un’assuefazione al fatto della guerra anche nel mondo cattolico. Si è in accordo a parole riguardo a quanto dice il Papa e, poi, nei fatti si assiste impotenti ed incapaci ad ipotizzare delle iniziative concrete in appoggio all’attività diplomatica della Santa Sede. In particolare mi riferisco ai cattolici o cosiddetti tali, impegnati in politica. In fondo si pensa che la Pace dipenda solamente da Usa e Russia e che, quindi, si farà quando e come decideranno loro. Un fatalismo paralizzante.