Italia-Ue, obiettivi da ridiscutere, Corriere del Ticino*. 18 gennaio 2023
Il versamento degli aiuti dell’Unione Europea all’Italia avviene a rate ed è subordinato al raggiungimento di una serie di obiettivi che sono stati negoziati tra la Commissione e il governo Draghi. Per poter ricevere a giugno i 18,4 miliardi di euro della prossima rata gli obiettivi da raggiungere sono 27, di cui 12 in scadenza a marzo e 15 a giugno.
Nell’insieme tre sono davvero di ampio respiro e si possono quindi definire strategici: un nuovo codice degli appalti, le riforme del processo civile e penale, e la riforma del pubblico impiego. Di questi solo le riforme del processo penale e civile sono già legge. La prima è in vigore dal 20 dicembre scorso e la seconda lo diventerà il 28 febbraio prossimo. Sul piano pratico però entrambe sono condizionate dalle carenze di personale specialmente amministrativo nei tribunali, problema la cui soluzione dipende molto dalla prospettata riforma del pubblico impiego che il governo è impegnato ad attuare “nel primo semestre del 2023”. Infine il codice degli appalti, strumento decisivo per l’avvio e il rapido completamento delle opere pubbliche, è stato approvato dal Consiglio dei Ministri, ma deve ancora passare all’esame del Parlamento.
Altri obiettivi sono di semplice buona amministrazione come il potenziamento degli strumenti informatici per contrastare le frodi fiscali e individuare gli evasori totali; misure per favorire l’autosufficienza e il sostegno degli anziani, borse di studio per giovani medici che intendano specializzarsi in medicina generale e così via; e infine piani generali per la costruzione e la riqualificazione di asili-nido e di impianti sportivi. Altri ancora hanno un carattere tipicamente clientelare come il finanziamento della costruzione di nove nuovi studi e altre attrezzature a Cinecittà e quello di insegnanti di sostegno per almeno 17 mila minori fino ai 17 anni iscritti in scuole situate nelle regioni del Mezzogiorno Ce ne sono infine cinque che riguardano la produzione e distribuzione dell’idrogeno di cui non c’è più molto bisogno visto che nel frattempo i produttori di auto si sono piuttosto orientati verso i motori elettrici.
Lo scorso 9 gennaio Giorgia Meloni si è incontrata informalmente a Roma con Ursula von del Leyen — che si trovava nella capitale italiana per presentare un libro di discorsi del defunto presidente del Parlamento David Maria Sassoli – e le ha anticipato che intende ridiscutere gli obiettivi sottoscritti da Draghi. La revisione di tali obiettivi è facilitata da una circostanza: i quasi 10 miliardi di euro in più del previsto di cui l’Italia disporrà tra risorse del fondo RepowerEU e fondi per la coesione e per lo sviluppo rurale che negli anni scorsi erano rimasti inutilizzati. Nella circostanza Giorgia Meloni pare abbia detto chiaramente a Ursula von der Leyen che l’Italia non darà voto favorevole al bilancio europeo se contestualmente non verrà istituito un Fondo europeo per gli aiuti alle imprese e se non verranno allentati i vincoli posti dalla Commissione agli aiuti di Stato.
Von der Leyen le avrebbe risposto che prima del Consiglio Europeo del 9-10 febbraio presenterà una sua proposta la quale tuttavia prevede due fasi: prima l’allentamento delle regole sugli aiuti di Stato e poi in estate l’istituzione del Fondo europeo per gli aiuti alle imprese. Meloni le ha anticipato il proprio disaccordo al riguardo osservando che ciò creerebbe un periodo di disparità tra le imprese che hanno sede in Stati non gravati da un grande debito pubblico come la Germania, e che quindi potranno dare più aiuti, e quelli che ne sono gravati come l’Italia, che perciò ne potranno dare di meno. La questione insomma resta aperta, ma è stata posta. In quanto alla gestione dei flussi migratori, Von der Leyen, dopo aver ammesso che al problema “certamente va trovata una soluzione europea”, si sarebbe detta disponibile a prevedere un percorso diverso rispettivamente per chi fugge da persecuzioni e chi è soltanto alla ricerca di migliori condizioni di vita. Inoltre non ha escluso l’eventualità di aumentare gli aiuti ai Paesi d’origine dei migranti e di istituire nel Nord Africa degli hot-spots, ossia dei centri di previa selezione di coloro che vogliono migrare in Europa.
*quotidiano della Svizzera Italiana
Basterebbe dirottare i milioni di aiuti all’Ucraina girandoli immediatamente alle aziende italiane, poi un’altro paio di maniche sarà vedere come è chi finanzieranno