Ieri a Washington ha avuto luogo, con la partecipazione di circa 100 mila persone, la 50° Marcia per la Vita, che si svolge ogni anno da quando nel 1973 la Corte Suprema degli Stati Uniti, con la sentenza sul caso Roe vs Wade, legalizzò l’aborto scavalcando la competenza degli Stati in materia (che allora in larga maggioranza lo vietavano). Come al solito in Italia per lo più non se ne è avuta notizia. Non da oggi infatti ma da sempre i nostri telegiornali e i nostri giornali di regola non ne parlano o appena la citano, e i loro corrispondenti negli Usa non se ne accorgono.
Quest’anno per la prima volta la Marcia è stata convocata dopo che nel giugno scorso la Corte Suprema ha abrogato la sentenza Roe vs Wade restituendo agli Stati la loro competenza in materia. I suoi promotori hanno comunicato che la continueranno ad organizzarla fino a quando l’aborto non sarà più legale in tutti gli Stati Uniti. Gli Stati che bandiscono l’aborto sono oggi 14 e altri si apprestano ad imboccare la stessa strada. D’altra parte da un recente sondaggio risulta che attualmente il 60 per cento degli americani ritiene per l’appunto che l’aborto debba essere vietato ovvero concesso soltanto in alcuni pochi casi estremi.
21 gennaio 2023
Grazie Robi! Comunque non se ne sarebbero accorti solo i giornali i telegiornali e i loro corrispondenti oltreoceano? Sei troppo tenero…e i giornalisti sì, se ne sarebbero accorti? No, di certo! Perché non dire che, anche e soprattutto, i giornalisti, questi Caifa pronti a stracciarsi le vesti se si tratta di difendere la libertà di pensiero di parola e di opinione, sono i veri responsabili del silenzio sulla Marcia pro life di cui ci dai notizia? Mi dirai “sai, i padroni delle testate decidono queste cose non i semplici giornalisti!”. Appunto sono dei semplici dipendenti…allora perché chiamarsi liberi professionisti con tanto di Ordine? Comunque foste pure semplici dipendenti chi vieta di applicare anche nella vostra categoria l’obiezione di coscienza come i tra i medici antiabortisti, peraltro obiezione di coscienza prevista nei nostri ordinamenti. È un po’ come con gli insegnanti, che saremmo liberi professionisti ma de facto funzionari statali con la coscienza da burocrati? O forse forse…nulla avrebbe vietato di segnalare la notizia: la tragedia è che il giornalista è tutt’uno col padrone della testata, servo+padrone. Non tutti, no. Cattivissimo me
Pippo Emmolo