Disegno di legge Calderoli: un progetto che deve allarmare non i nemici ma i sostenitori dell’autonomia

Con la presentazione di uno schema di disegno di legge «Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario», il ministro Calderoli ha nuovamente avviato un processo che era giunto a un punto morto all’inizio del mese scorso (cfr. Presidenzialismo e piena autonomia delle Regioni: due obiettivi ugualmente necessari. 4 gennaio 2023 ).

Secondo il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, è un progetto che “mette a rischio il Paese”. Secondo invece il presidente del Veneto, Luca Zaia, quella della sua approvazione sarà “una giornata storica”.

A guardarci bene dentro ( https://www.ansa.it/documents/1675167177053_Autonomia.pdf) ci si avvede piuttosto che lo schema di legge Calderoli è stato scritto con una tale preoccupazione di piacere un po’ a tutti che, così come è, non può produrre nulla di concreto.

In primo luogo subordina l’entrata in vigore dell’eventuale ulteriore autonomia “alla determinazione, nella normativa vigente alla data di entrata in vigore della presente legge o sulla base della procedura di cui all’articolo 3, dei relativi livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell’articolo 117, secondo comma, lettera m), della Costituzione”

Riguardo ai livelli essenziali delle prestazioni, Lep, previsti dalla nostra vigente Costituzione, osservo innanzitutto che sono un meccanismo superato che poteva avere senso negli anni ’40 del secolo scorso, ma non più nel nostro tempo, in cui tutti sanno dove c’è il meglio e vogliono averlo. Oggi definire per decreto in che cosa consistano tali prestazioni in ogni specifico caso è un’impresa impossibile. In materia sanitaria ad esempio il livello essenziale coincide in ogni momento con la migliore delle prestazioni accessibili nel Paese se non nell’Unione Europea. Non c’è più bisogno delle Lep. Basta studiare i flussi di pazienti da una regione all’altra per capire dove viene offerta la migliore prestazione in un determinato campo. Invece di impegnarsi nell’impossibile impresa di definire i Lep con propri decreti, la presidenza del Consiglio potrebbe a tal fine pubblicare i dati sui flussi di pazienti da una regione all’altra ed altre informazioni del genere: oggi sarebbe questo  il motore più adeguato per spingere via via tutte le Regioni a garantire il meglio ai propri cittadini. D’altra parte la Costituzione vigente stabilisce che debbano venire fissati i Lep, ma non dice da chi e come.

La maggiore autonomia viene poi concessa a norma di intese la cui negoziazione è complicatissima. Le intese sono inoltre temporanee: durano dieci anni salvo rinnovo e possono anche venire interrotte prima di giungere a scadenza.

Il finanziamento delle nuove competenze resta infine entro un sistema fiscale totalmente organizzato e gestito dallo Stato. Il progetto di legge Calderoli insomma prescinde dall’auspicata attuazione dell’art. 119 della Costituzione in cui si stabilisce che “I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa”, e anzi finisce per intralciarla.

Nell’insieme insomma il progetto deve allarmare non i nemici ma i sostenitori dell’autonomia regionale.

1 febbraio 2023

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Informazioni su Robi Ronza

Giornalista e scrittore italiano, esperto di affari internazionali, di problemi istituzionali, e di culture e identità locali.
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