Abitare, costruire

Benché non sia architetto, né abbia mai pensato di diventarlo, la questione dell’abitare e del costruire mi sta a cuore sin da quando, all’inizio degli anni ’70 del secolo appena trascorso, mi venne offerto di dirigere la rivista Cooperare, edita a Milano da un centro studi vicino al mondo della cooperazione edilizia.

Risalgono a quegli anni, come si può vedere nella sezione “Libri” di questo stesso sito, i volumi La politica della casa nei paesi del Mec, 1974, e Crisi dell’abitare in Italia, 1976. Essendo allora quello della casa un problema molto urgente nel nostro Paese, appariva anche chiaro che affrontarlo con il tradizionale modello dell’”edilizia pubblica” aveva esiti fallimentari da ogni punto di vista: si costruiva male, troppo poco, a costi molto elevati e realizzando quartieri che in numerosi casi sarebbero divenuti poi inabitabili (come infatti oggi si vede). Per uscire da questo vicolo cieco sarebbe occorso fare nel settore una specie di “rivoluzione copernicana” in base a modelli ispirati a quello che oggi è noto come principio di sussidiarietà. Si sarebbe cioè dovuto restituire a chi ha bisogno di una casa adeguata ma a basso costo il diritto/dovere di occuparsi del proprio abitare assumendosene la responsabilità: una prospettiva nella quale gli enti di edilizia pubblica avrebbero dovuto cessare di essere costruttori e gestori diretti di alloggi in locazione semplice per trasformarsi invece in casse di credito edilizio a tasso ridotto riservato a singole famiglie a basso reddito o a cooperative di edilizia sociale a proprietà indivisa.

L'abitare autogestito


In tale situazione fu illuminante l’incontro con lo studioso inglese John F.C. Turner, autore di Housing by people, critico acuto e chiaroveggente dei mali dell’edilizia pubblica ispirata alla filosofia del welfare (frutto, malgrado il nome inglese e la presunta origine laburista, dell’inconfessato, mostruoso connubio tra la politica sociale di Bismark e quella della socialdemocrazia tedesca): un connubio il cui figlio italiano furono gli Istituti Case Popolari e i loro attuali discendenti la cui natura, malgrado i nomi cambiati, rimane la stessa. Ahimé nessuno, in nessuna parte d’Italia, ha finora avviato alcuna riforma della politica della casa in base al principio di sussidiarietà.

Di Housing by people ( “by people”, non “for people”) curai per Jaca Book l’edizione italiana, uscita nel 1978 con il titolo L’abitare autogestito. Non è piacevole ma è realistico riconoscere che il libro e il dibattito che ne conseguì non ebbero poi alcun impatto di rilievo sulla politica italiana per la casa, che continua tuttora, nella misura in cui continua, seguendo gli stessi modelli che Turner così persuasivamente criticava oltre trent’anni or sono.

Il contributo alla definizione dei criteri di restauro del palazzo Pirelli
e il “Manifesto” per l’Altra Sede dell’Amministrazione regionale lombarda, oggi chiamata Palazzo Lombardia

Nel quadro della mia collaborazione con il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, ho avuto tra l’altro modo, con mio grande piacere, di dare uno specifico contributo a due importanti eventi per quanto concerne il costruire: in primo luogo la formulazione dei criteri del restauro cui il palazzo Pirelli dovette essere sottoposto a seguito dell’incidente accaduto il 18 aprile 2002, quando un aereo da turismo andò a schiantarsi sulla sua facciata ; in secondo luogo e soprattutto la redazione del “Manifesto” che fu alla base del concorso internazionale per l’edificazione dell’”Altra Sede” dell’Amministrazione regionale lombarda, che ha ora assunto il nome definitivo di Palazzo Lombardia.

Del mio contributo alla definizione dei criteri di restauro del palazzo Pirelli c’è traccia nel volume di Maria Antonietta Crippa, Il restauro del palazzo Pirelli, edito da Skira.

Per quanto concerne invece il caso di palazzo Lombardia, pubblico qui di seguito – tratti entrambi da numeri della rivista Confronti – il testo di tale “Manifesto” e la cronaca di un convegno di presentazione di palazzo Lombardia, ora ormai edificato, ove tale documento viene ricordato dal conduttore dell’incontro, Pietro Petraroia, e poi dall’architetto Henry Cobb, primo autore del progetto dell’edificio.

Manifesto per la Nuova Sede (2-2004)

Confronti (1-2010)

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