Testi didattici e mostre

Negli anni (2000-2006) in cui sono stato direttore della società di servizi editoriali Staff srl ho tra l’altro diretto la produzione di due volumi di Decenni di storia del ‘900 (1900-1939 e rispettivamente Anni ’90) per Federico Motta Editore, e poi dell’opera in tre volumi Storia del ‘900, realizzata per conto di Rizzoli Larousse, in entrambi i casi intervenendovi anche con un ruolo di co-autore.

Ho pure diretto la realizzazione, qui pure intervenendo in veste di co-autore, dei tre volumi di Alle radici del domani, un manuale di storia per la scuola secondaria di primo grado (un tempo chiamata più semplicemente scuola media). E’ un libro di testo, ma consigliabile anche a chiunque voglia rinfrescare la propria conoscenza della storia dal tramonto dell’Impero Romano ai giorni nostri.

Originariamente prodotto per conto dell’editore Ghisetti & Corvi/AGEDI, in seguito assorbito dalla De Agostini, Alle radici del domani è oggi nel catalogo dei libri per la scuola appunto della De Agostini.

Narrare la storia

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Edito in tre volumi da Itaca Libri fra il marzo e l’agosto 2014, Narrare la storia è un nuovo manuale per la scuola secondaria di primo grado, ma non solo, realizzato a mia cura. Gli autori dei testi, cui ho anch’io contribuito, sono gli insegnanti Alessandro Grittini e Luca Franceschini. Con loro ha collaborato Maria Silvia Riccardi, ella pure insegnante. Narrare la storia, che può interessare anche ad adulti desiderosi si rinfrescare le loro conoscenze storiche, è un manuale dove dal testo alle illustrazioni e quindi al progetto grafico – ogni elemento è stato studiato per rendere più facile ma non per questo impreciso l’apprendimento della storia, che oggi è sempre più necessario  conoscere per comprendere davvero dove si è, e quindi verso dove si può andare.

Narrare la storia: per saperne di più

Dall’ introduzione del volume primo

Perché studiare la storia?
Immaginiamo un uomo senza memoria, che non ha alcun ricordo del suo passato. La prima cosa che ignora è chi è lui, qual è il suo nome, da dove proviene, dove si trova, perché si trova lì, cosa ci fa al mondo. In che condizioni vivrebbe un simile uomo? Se non sa da dove viene, non sa dov’è, e nemmeno dove può andare. Per questo bisogna studiare la storia: per sapere chi si è e dove si può andare.

Ciascuno di noi percorre una tappa brevissima di una vicenda, quella dell’uomo sulla terra, che dura da decine di migliaia di anni. E l’uomo, sulla terra, costruisce, edifica, lascia segni e impronte dietro di sé, lascia un’eredità a chi viene dopo di lui. E chi viene dopo eredita, anche senza rendersene conto, qualcosa che chi lo ha preceduto gli ha lasciato.
L’uomo vive nel presente, ma per non vivere come una foglia sbattuta dal vento ha bisogno di conoscere ciò che lo precede, l’eredità che gli giunge dal passato suo e dell’intera umanità.

La storia è intorno a noi
La storia si capisce sempre meglio studiandola. Però si comincia a comprenderla, e a capire perché è così importante, parlando con i genitori, con i nonni, facendosi raccontare come si viveva quando erano piccoli loro, facendosi spiegare come si lavorava, a che cosa serviva uno strumento che c’è ancora in casa, ma che magari non si usa più. La conoscenza della storia comincia da lì. Poi si allarga, quando si esce di casa, al luogo in cui si vive, ai palazzi, alle vie, alle piazze e alle chiese dei nostri borghi e delle nostre città, alle usanze, ai proverbi, al modo di parlare e di esprimersi della gente, all’arte, alla cucina, ai campi coltivati e alle fabbriche. Ovunque giriamo lo sguardo, e questo è singolarmente vero per noi che viviamo in Italia, tutto ci parla del passato. Possiamo poi approfondire la conoscenza di questo passato a scuola e, magari, all’università, ma se non comincia dalla nostra casa e da ciò che ci circonda questa conoscenza non attecchisce, rimane senza radici.

La storia riguarda non solo i grandi avvenimenti, ma anche la vita di ogni giorno. Il perfezionamento del mulino o lo sviluppo di tecniche per la salatura della carne e del pesce contarono di più per la civiltà dell’uomo della gloria di molti re e imperatori. Se ci vestiamo e mangiamo in un certo modo, se parliamo una lingua così bella e ricca come la nostra, ciò dipende dalla storia, tanto è vero che altri popoli con storie diverse si vestono, mangiano e parlano diversamente da noi.

La storia, palestra di libertà
Siccome è vero che le bugie hanno le gambe corte, la memoria – della quale la storia costituisce una parte rilevante – è un grande strumento di libertà. È anche per questo che la storia va studiata, per offrire ragioni alla nostra libertà.

Chiunque può, infatti, fare scelte migliori se riesce a distinguere il buono dal cattivo, confrontando con l’esperienza degli uomini del passato ciò che adesso sta in prima fila sul palcoscenico del presente. Non c’è bisogno per questo di essere dei grandi esperti. Basta essersi fatti delle idee chiare su ciò che è male e ciò che è bene, su ciò che è opportuno e ciò che è inopportuno. È più importante questo che avere su ogni cosa una grande competenza specifica, impresa umanamente impossibile.

Una storia di uomini
La storia, inoltre, è fatta dagli uomini, i grandi come i piccoli, che hanno compiuto scelte nella loro vita, che hanno deciso di agire in un modo piuttosto che in un altro, scontrandosi anche con le scelte di altri e dando vita a esiti magari non previsti. La storia è il campo della libertà dell’uomo. Non delle strutture. Le forme di governo e i sistemi politici, le leggi, le regole dell’economia, i sistemi sociali non sono piovuti dal cielo, sono il frutto di scelte umane, facili, difficili, sofferte, coraggiose, egoistiche, solidali, fragili, contraddittorie, ma sempre umane. E se la storia è il campo della libertà, è anche il campo della responsabilità: l’uomo non vive da solo, ma insieme con gli altri e con gli altri fa continuamente i conti, agli altri rende conto di ciò che sceglie e decide. La storia, dunque, ci aiuta ad essere liberi e ci insegna ad essere responsabili.

Una grande risorsa per il nostro popolo

La storia è una grande risorsa, una risorsa comune dell’uomo. Più la si studia e la si comprende, meglio è. Anche se non siamo i soli a possedere questa risorsa, come europei ne abbiamo in misura grandissima, ancor più come italiani, cioè come europei mediterranei. La nostra storia è un patrimonio sterminato da non disperdere. Punto d’incontro tra Europa, Asia e Africa, il Mediterraneo, infatti, è stato un crocevia della storia dell’uomo. Solo per periodi storici relativamente brevi è passato in secondo piano, e oggi il suo ruolo cruciale sta riemergendo. Questo, se ce ne rendiamo conto, è per noi una grande occasione storica.

Conoscere la storia per andare incontro a tutti
Quando nel Cinquecento iniziò la navigazione transoceanica a vela, per girare attorno al mondo occorrevano circa tre anni di grandi rischi e fatiche. Nel secolo XIX fare il medesimo giro in ottantagiorni era un’impresa possibile, ma ardua. Oggi qualsiasi aereo passeggeri a lungo raggio può compiere comodamente lo stesso percorso in una sola giornata. Si dice perciò che il mondo è divenuto molto piccolo. Questo però non diminuisce il bisogno che abbiamo di conoscere la storia, la geografia, la lingua del nostro come degli altri popoli. Anzi, questo bisogno aumenta sempre di più. Con la vicinanza diventano più facili, e quindi maggiori, i contatti e più ampie le possibilità di arricchimento che da questi contatti possiamo ricavare; ma più gravi diventano anche le conseguenze che potranno avere sul nostro futuro le eventuali incomprensioni riguardo alla vita, alla storia e alla cultura degli altri popoli, incomprensioni indubbiamente favorite dalla mancanza di adeguate conoscenze storiche.

La storia: una grande occasione per crescere insieme
Lo studio della storia, per tutte le ra gioni che ti esposto, diventa una grande occasione per crescere, e quindi una grande avventura che ti proponia mo di percorrere assieme a questo libro, al sito collegato, che ti metterà a disposizione altri materiali e sarà occasione e strumento di scambi con altri alunni come te di altre classi sparse per l’Italia, ma soprattutto assieme ai tuoi insegnanti, che ti guideranno con saggezza, competenza e pazienza in questo straordinario cammino.
Buon lavoro quindi… e buone scoperte.

Gli autori
L’editore

 

I nostri punti di riferimento

Dal sito web di “Narrare la storia”

Le pagine qui intitolate “Perché studiare la storia?” , con cui si apre il primo volume di quest’opera,  sono ovviamente rivolte in particolare agli studenti. I docenti e i lettori più esperti non faticheranno tuttavia a trovarvi gli echi degli autori e delle scuole di pensiero cui ci siamo riferiti. Sono riferimenti che comunque ci sembra utile esplicitare sia per rendere più immediato il giudizio critico sul nostro lavoro e sia per facilitare  eventuali ulteriori approfondimenti da parte di chi a ciò sia interessato.

Diciamo in primo luogo che, facendolo nostro, ci siamo posti nell’orizzonte indicato da Marc Bloch (1886-1944) e da Henri-Irénée Marrou (1904-1977). Del primo, studioso ma anche militante della Resistenza francese morto fucilato dai nazisti, ricordiamo qui in particolare il saggio postumo Apologie pour l’histoire ou métier d’historien, l’opera rimasta incompiuta e uscita poi nel 1949. Col titolo Apologia della storia o mestiere dello storico venne pubblicata in italiano da Einaudi. L’edizione più recente – basata sul testo redatto dal figlio di Bloch, Etienne, nel 1993 – è quella, se non andiamo errati, del 2009. Di Henri-Irénée Marrou segnaliamo innanzitutto De la connaissance historique, 1954 (La conoscenza storica, Il Mulino, Bologna 1988). Ebreo Bloch e cristiano Marrou, entrambi si interrogano sul senso della storia a partire dai loro rispettivi punti di vista delineando un metodo e giungendo a conclusioni spesso sorprendentemente simili. L’uno e l’altro aprono la via verso l’ École des Annales, la grande scuola storiografica facendo a grandi linee riferimento alla quale abbiamo lavorato; pur senza la pretesa di esaurirne la lezione né di identificarci in essa passivamente. In tale prospettiva ci siamo rifatti in primo luogo al pensiero e alle opere di Fernand Braudel e di Jacques Le Goff; poi di Régine Pernoud, di Léo Moulin e così via. Per quanto attiene alla storia delle religioni, e più ampiamente all’esperienza del sacro, abbiamo preso le mosse da Julien Ries e quindi indirettamente anche da Mircea Eliade. Senza ovviamente pretendere di conoscerla a menadito, di tutti questi autori, e di altri a loro vicini, possiamo però affermare di aver per così dire esplorato l’opera. Chi scrive ebbe poi pure modo di incontrare Régine Pernoud, Léo Moulin e Julien Ries, e con questi due ultimi di avere ampia consuetudine. Fondata da medievisti, l’École des Annales è soprattutto ricca di riflessioni e di opere sul Medioevo. Questo però non significa affatto che non abbia niente da dire e da dare riguardo al resto della storia; ciò sia perché delinea un metodo e un orizzonte che valgono per qualsiasi epoca, e sia perché tutti i maestri degli Annales hanno dedicato riflessioni e pure specifici scritti ad altri periodi storici, compresa la contemporaneità. E sia perché infine altri ottimi autori di analogo orientamento, dei quali abbiamo tenuto conto, si sono dedicati ad altre epoche. Li citeremo eventualmente in seguito se ce ne dovesse essere l’occasione.

Presentiamo a questo punto il nostro bagaglio con brevi cenni rinviando a saggi di specialisti chi voglia andare ben oltre questa prima  modesta documentazione.
Con La Méditerranée et le monde méditerranéen à l’époque de Philippe II, edito nel 1949, Fernand Braudel (1902-1985) inaugurò, come noto, un nuovo modo di fare storia non più centrato sulla sfera del potere e della politica. Per lui viene prima la storia lentissima delle relazioni tra l’uomo e l’ambiente, poi quella soltanto un poco più veloce della società, e infine quella del potere e della politica, che rispetto alle prime due è come il moto delle acque di superficie rispetto a quello delle acque profonde. In sintonia con tale visione, nella fondamentale opera più sopra ricordata (traduzione italiana: Civiltà e imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II, Einaudi, Torino, 1953) il protagonista non è, come ci si sarebbe attesi, Filippo II bensì il Mediterraneo visto nel suo paesaggio fisico come in quello umano come  “un sistema dove tutto si fonde e si ricompone in un’unità originale”.
Al primo grande continuatore di Braudel, Jacques Le Goff (1924-2014), si deve il definitivo superamento del perentorio giudizio negativo sul Medio Evo come età “oscura”. Dopo la pubblicazione nel 1964 del suo La civilisation de l’Occident médiéval, Arthaud, Paris 1964 (traduzione italiana:  La civiltà dell’Occidente medievale, Sansoni, Firenze, 1969), un giudizio del genere non ha più senso. In ambito minimamente colto nessuno si arrischia più a darlo, quale che sia la sua visione del mondo. Che esso continui a ricorrere sui giornali e nelle trasmissioni colloquiali radiotelevisive è soltanto una riprova di quanto spesso la vulgata dei media sia in ritardo rispetto agli esiti della ricerca e della cultura più avvertite. La sua vastissima opera è quasi tutta accessibile in italiano.
Soprattutto, ma non solo, allo studio del ruolo della donna si dedicò Régine Pernoud (1909-1998). A lei si deve la riscoperta della centralità della famiglia nella società medioevale e della condizione privilegiata della donna dentro di essa. Esemplari furono i suoi studi, oggi quasi sempre accessibili anche in italiano,  su grandi figure femminili come Eleonora d’Aquitania, Matilde di Canossa, Ildegarda di Bingen, Giovanna d’Arco, Caterina da Siena. Fu lei a dimostrare come l’arretramento della posizione civile della donna sia un fenomeno tipico non del Medioevo bensì dell’età borghese, che non a caso inizia con il Codice Napoleone.
Collocandosi nella medesima scia, Léo Moulin (1906-1996) prende egli pure le mosse dallo studio del Medioevo (Saint Benoît, père de l’Occident, Zodiaque, 1980, L’Europe des monastères, Zodiaque, 1988, di cui è co-autore insieme a Raymond Oursel), editi in italiano da Jaca Book. Poi però estende la propria ricerca fino alla storia contemporanea e all’attualità (Aux racines profondes de l’Europe, Fondation Jean Monnet, 1988). Frattanto si applica con risultati interessanti e notevoli anche ad argomenti come la vita quotidiana, la commensalità, la gastronomia. Come Le Goff, anche Moulin riscopre da “laico”, per onestà intellettuale e non per urgenze apologetiche, il valore del Medioevo e delle radici cristiane dell’Europa : un’esperienza che egli rievoca nel suo libro-testamento, Libre parcours – Itinéraire spirituel d’un agnostique, Racine, 1995 (traduzione italiana : Itinerario spirituale di un agnostico, Leonardo/Mondadori).
A Julien Ries (1920-2014), belga francofono come Moulin, storico delle religioni e fondatore dell’ “antropologia del sacro”, si deve un’intuizione fondamentale, confermata da estesissime ricerche, della quale gli siamo debitori : l’uomo è essenzialmente tale più in quanto homo religiosus che in quanto homo habilis. Per lui la storia delle religioni è pertanto la ricostruzione dell’itinerario dell’ homo religiosus dal neolitico ai nostri giorni. In questo processo assume un ruolo fondamentale lo studio dell’esperienza cristiana, che Ries, cattolico, sacerdote e infine cardinale, vive in prima persona. Grazie a Ries, la cui biblioteca e il cui archivio personali si trovano adesso a Milano presso l’Università Cattolica, una parte decisiva della storia è uscita dall’angolo buio in cui era stata reclusa dal pensiero erede dei pregiudizi dell’illuminismo. Un’ottima introduzione alla sua monumentale opera omnia (650 titoli), che viene edita in Italia da Jaca Book, è il volume Il sacro nella storia religiosa dell’umanità, Milano, 1982.
In particolare per chi scrive fu infine decisiva la lezione di René Grousset e del suo Le bilan de l’histoire, Plon, Paris, 1946 (edizione italiana: Il bilancio della storia, Jaca Book, Milano, 1980). Narrare la storia nasce come modesto cespuglio all’ombra di questa foresta maestosa.

Robi Ronza
Coordinatore editoriale dell’opera

 

Plus ultra, ovvero la civiltà dell’America Latina al di là dei luoghi comuni 

Il volume Plus Ultra, edito nel 2009 da SilvanaEditoriale, è il catalogo della mostra omonima, una delle due che componevano la grande esposizione “Omaggio alla civiltà dell’America Latina e dei Caraibi” (Brescia, monastero-museo di Santa Giulia, 4 dicembre 2009/26 giugno 2010). Ho fatto parte del Comitato scientifico di tale mostra contribuendo in modo particolare a configurarla appunto come omaggio alla civiltà, principale caso di positivo meticciato culturale dell’età moderna, nata dall’incontro, inizialmente drammatico ma infine nient’affatto catastrofico, tra la Spagna e il continente che sarebbe poi stato chiamato America. Nel volume c’è tra l’altro un mio intervento qui pubblicato in “Antologia”.

4 risposte a Testi didattici e mostre

  1. Alessandro ha detto:

    Buongiorno, per fare un ripasso di storia generale fuori dagli schemi precotti che ci vengono propinati ho acquistato di recente “Alle radici del domani” e ho iniziato a leggerlo. Le domando: “Narrare la storia” cosa mi offrirebbe di diverso o in più? Sono due testi simili o con taglio diverso? Grazie.

    • Robi Ronza ha detto:

      Sono due testi di analoga ispirazione, ma naturalmente ognuno di essi ha qualcosa di specifico. Quando avrà letto “Alle radici del domani”, se desiderasse tornare sull’argomento, troverà in “Narrare la storia” anche cose nuove. In quando manuale scolastico “Narrare la storia” è poi ovviamente più aggiornato da un punto di vista per così dire tecnico; è accompagnato inoltre, sul sito http://www.lacetra.it, da pagine web complementari. Ad ogni modo, in quanto co-autore sia dell’uno che dell’altro, li considero entrambi un buon lavoro.

      Robi Ronza

  2. Emanuele ha detto:

    Gentilmente. Sono un professore di storia e filosofia presso un Liceo Classico. Un consiglio su un manuale di storia da poter adottare che sia il più possibile obiettivo e non laicista ed anticattolico? Grazie mille.

    • Robi Ronza ha detto:

      Per il triennio non ho purtroppo al momento una proposta mentre per il primo biennio consiglio vivamente I giorni della storia di Marco Meschini e Roberto Perico, Archimede Edizioni.

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