Quello del Papa sulla guerra non è un fervorino, ma un giudizio di grande attualità di cui sarebbe il caso di tenere conto

Ricevendo oggi i partecipanti al “World Meeting on Human Fraternity”, in corso a Roma, Papa Francesco è tornato sul tema della guerra dicendo tra l’altro: Cari fratelli e sorelle, la guerra è un inganno. La guerra sempre è una sconfitta, così come l’idea di una sicurezza internazionale basata sul deterrente della paura”.

Sarebbe finalmente importante capire che questa affermazione, instancabilmente ripetuta dal Papa, non è un fervorino che egli ripete…in grazia dell’impiego, ma è invece  un preciso e attuale giudizio storico.

 Un giudizio che d’altra parte si colloca nella scia di quanto già il suo predecessore Benedetto XV affermò nella lettera che inviò il primo agosto 1917 “ai Capi dei paesi belligeranti” in cui chiese invano che ponessero fine all’”inutile strage” e risolvessero il conflitto allora in corso tramite negoziati. E venne poi ribadito in analoghe circostanze da tutti i suoi successori.  Si vedano ad esempio il drammatico radiomessaggio di Pio XII “Ai governanti ed ai popoli nell’imminente pericolo della guerra” del 24 agosto 1939, e gli appelli e le iniziative di Giovanni Paolo II per scongiurare la guerra del Golfo.

Come anche un altro antico male della civiltà urbana, la schiavitù (che persino grandi pensatori dell’antichità come Aristotile ritenevano ragionevole ed inevitabile) venne ad un certo punto superato, così infatti ormai da un secolo è storicamente maturo il superamento della guerra. La crescente interdipendenza generale dell’economia planetaria, e i danni sempre più smisurati che le armi moderne causano, hanno creato le condizioni per il suo superamento.

Come oggi il Papa ha di nuovo ribadito, “Per garantire una pace duratura occorre tornare a riconoscersi nella comune umanità e a porre al centro della vita dei popoli la fraternità. Solo così riusciremo a sviluppare un modello di convivenza in grado di dare un futuro alla famiglia umana. La pace politica ha bisogno della pace dei cuori, affinché le persone si incontrino nella fiducia che la vita vince sempre su ogni forma di morte”. Di qui la necessità e l’urgenza di un cambio di passo nelle relazioni internazionali e nella gestione delle guerre in corso mettendo al primo posto l’impegno nella ricerca delle soluzioni negoziate e al secondo la fornitura di armi alle parti in conflitto. Questo è ciò che dovrebbero fare innanzitutto l’Unione Europea e i suoi Stati membri.

Resta poi il problema certamente cruciale della riconversione delle fabbriche di armi e di munizioni; e nell’immediato specialmente delle seconde perché le armi possono anche restare inutilizzate mentre le fabbriche di munizioni hanno bisogno di guerre per smaltire ciò che producono. Su questo si devono impegnare grande fantasia, genialità e risorse.

11 maggio 2024

Informazioni su Robi Ronza

Giornalista e scrittore italiano, esperto di affari internazionali, di problemi istituzionali, e di culture e identità locali.
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