A proposito dell’attuale assalto mediatico-giudiziario a Cl: testimonianza personale

Cl è stretta da un assedio mediatico-giudiziario; e forse più che stretta d’assedio si può dire che sia presa d’assalto. L’armamentario di questo assedio ovvero di questo assalto è un intreccio sfasato nel tempo e nello spazio di fatti e di illazioni, di verità   e di menzogne che nell’insieme delinea tuttavia la calunnia secondo cui il Movimento sarebbe una sorta di comitato d’affari gestito da un gruppo dirigente assetato di denaro e di potere. Non solo Cl ma anche gli altri movimenti ecclesiali e l’intera Chiesa – di cui Cl non è che un lembo – hanno buoni motivi per preoccuparsi seriamente di questa campagna. I suoi temi sono quelli di sempre, che da sempre  sono stati addotti per giustificare processi di emarginazione se non anche di persecuzione dei cristiani. Si prende di mira Cl perché è un punto emergente, culturalmente forte e teologicamente ben fondato della presenza pubblica dei cristiani in Italia; di una presenza non subalterna a quel relativismo moralisticamente nobilitato che è la cultura dominante del nostro tempo; di una presenza ricca ovunque di umili ma grandi testimoni della fede. Se Cl uscisse di scena, qualunque altra viva realtà di Chiesa riuscisse a darle il cambio  ben presto verrebbe presa di mira allo stesso modo.

Ciò detto (e ciò sempre ricordato) sarebbe inutile e fuorviante negare che se tale campagna è possibile dei pretesti al riguardo sono stati dati. Già in modo autorevole lo si è riconosciuto inappuntabilmente. Al riguardo non c’è niente da aggiungere. C’è solo da tenerne attento conto.

Nella lettera che l’11 febbraio 2002, 20° anniversario del riconoscimento pontificio della Fraternità di Comunione e Liberazione, Giovanni Paolo II scrisse a mons. Luigi Giussani si legge tra l’altro: “… Questo dialogo permanente con Cristo, alimentato dalla preghiera personale e liturgica, è stimolo per un’attiva presenza sociale, come testimonia la storia del movimento e della Fraternità di Comunione e Liberazione. La vostra è, in effetti, storia anche di opere di cultura, di carità, di formazione e,  nel  rispetto della distinzione tra le finalità della società civile e della Chiesa, è storia anche di impegno nel campo politico, un ambito per sua natura ricco di contrapposizioni, in cui arduo risulta talvolta servire fedelmente la causa del bene comune”.

Il Papa insomma giudica positiva  la scelta di Cl per un impegno in ogni ambito della vita civile, anche a costo di correre il rischio di una presenza laddove  “arduo risulta talvolta servire fedelmente la causa del bene comune”. E’ nel medesimo tempo un’approvazione e  un ammonimento. Ne deriva una responsabilità particolare. Di non esserne sempre stati all’altezza ci si deve dispiacere. Nei tempi in cui viviamo ci se ne deve dispiacere pure  molto; e non solo con specifico riguardo all’ambito della politica. Tutto questo a mio giudizio va però preso come spunto non di sconforto e di disagio bensì di penitenza e di conversione. Dispiacere sì, penitenza e conversione sì; sconforto, disagio o addirittura scandalo no.

Informazioni su Robi Ronza

Giornalista e scrittore italiano, esperto di affari internazionali, di problemi istituzionali, e di culture e identità locali.
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2 risposte a A proposito dell’attuale assalto mediatico-giudiziario a Cl: testimonianza personale

  1. Giorgio Cavalli ha detto:

    Grazie Robi, perché hai richiamato qual è il nucleo essenziale dell’espereinza ecclesiale – e anche sociale – di CL. Forse ora occorre entrare nel merito delle singole accuse: dov’è la verità, e dove la menzogna? credo che sia necessario tornare a raccontare i fiori più belli nati dall’esperienza del movimento, e riconoscere con dolore ma con chiarezza quali rami secchi vanno non dico tagliati – non sarebbe cristiano – ma reinnestati, a cominciare dalla politica. Non per moralismo, ma per un ideale realisticamente rinvigorito.

  2. p@t ha detto:

    Caro Ronza, ho molto apprezzato la sua ‘testimonianza personale’ e la ringrazio

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