Corona virus. I giornali e la vendita della paura. E quando fare presto non equivale a fare bene

Se da mattina a sera radio e Tv non fanno  altro che lanciare messaggi tranquillizzanti e rassicuranti a proposito del corona virus, è ovvio che la gente non si rassicuri. E se la questione diventa in pratica (come accade in questi giorni) l’argomento unico di ogni giornale-radio, di ogni telegiornale, e di ogni conduttore/intrattenitore da Mara Venier a Fabio Fazio,   è ovvio che la gente non si tranquillizzi, ma anzi si preoccupi sempre più. Di fronte al caso, pur senza dubbio serio, della comparsa in scena anche in Italia di questo nuovo morbo per il quale non si dispone ancora né di vaccino né di una cura farmacologica specifica, sarebbe di cruciale importanza una politica dell’informazione non così maldestra e controproducente come quella di cui adesso siamo  spettatori  o meglio vittime.

A rincarare la dose c’è poi l’irresponsabile allarmismo della maggior parte dei giornali che cinicamente vendono paura per aumentare la loro diffusione. È un’ignobile gara che paradossalmente vede fianco a fianco testate di ogni tendenza.  Questi ad  esempio alcuni grandi titoli di prima pagina di oggi: Libero, “Il governo agevola la diffusione del virus / Prove tecniche di strage”; Il Fatto Quotidiano, “Virus, Nord Italia in stato d’assedio”; la Repubblica, “Nord: paralisi da virus”  Il Giornale, “Il Nord chiude /due contagi a Milano, è panico”. Tra le testate più influenti  fanno lodevole eccezione solo il Corriere della Sera (“Una cintura per isolare il virus”) e La Stampa (“Virus, l’Italia si blinda”).

Mettiamo qualche puntino sulle “i”: mentre scriviamo in Italia sono stati censiti circa 150  casi di persone contagiate su circa 60 milioni di abitanti. In Cina, dove il morbo è nato e dove si è diffuso di più,  circa 77.700  contagiati su un miliardo e 380 milioni di abitanti. Senza dubbio, ribadiamo,  quello del corona virus o covit 19 è un caso serio, ma si tratta di un morbo “a mortalità medio-bassa” non di una nuova “peste del Manzoni”. E nemmeno della tremenda epidemia di febbre, detta in Italia febbre spagnola, che infuriò in Europa alla fine della Prima guerra mondiale facendo in vari Paesi più morti dei rispettivi caduti nel conflitto allora appena concluso. Infine è evidente che il corona virus non ha la capacità di enorme e fulminea diffusione che ebbero quegli storici mali. In particolare in Occidente, infatti, da tempo sono venute meno le condizioni di contesto — in termini di igiene, di qualità della nutrizione e di sanità generale — a causa delle quali furono possibili allora quelle tragiche e gigantesche epidemie.

Oggi occorre soprattutto che la lotta contro l’ulteriore diffusione della malattia, nonché  l’impegno per la cura dei malati e la ricerca dei rimedi, vadano di pari passo con un’adeguata  politica dell’informazione e con provvedimenti cautelari (quarantene, cordoni sanitari, sospensione di eventi pubblici, chiusure di attività economiche ecc.) proporzionati all’entità del pericolo. Se invece si va avanti come adesso, con decisioni estemporanee, spesso mal mirate ed eccessive rispetto alla gravità del rischio, è molto probabile che il  corona virus (o Covit 19) causi indirettamente al bene comune danni molto più gravi di quelli che può causare direttamente.

Anche nelle situazioni di emergenza bisogna tenere sempre presente che fare presto non equivale perciò a fare bene. La decisione di sospendere i voli diretti con la Cina, che il governo italiano ha preso, unico in Europa, ne è purtroppo una conferma. Mentre sarebbe stato possibile “filtrare”  accuratamente i passeggeri di tali voli, è diventato impossibile fare lo stesso con le persone che, volendo comunque rientrare dalla Cina in Italia, hanno perciò scelto di volare dalla Cina in altri Paesi europei e poi da lì raggiungere alla chetichella l’Italia o con un volo a corto raggio oppure in auto, in treno o in pullman. Questo aiuta a capire perché il nostro Paese abbia il non lieto primato del maggior numero di malati di corona virus in Europa.

23 febbraio 2020

 

Informazioni su Robi Ronza

Giornalista e scrittore italiano, esperto di affari internazionali, di problemi istituzionali, e di culture e identità locali.
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2 risposte a Corona virus. I giornali e la vendita della paura. E quando fare presto non equivale a fare bene

  1. De ha detto:

    Finalmente all umanita viene data un opportunita di rimettersi sulla retta via. Ma ormai anche la chiesa si sottomette ai poreti civili

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