Vietato mettere in discussione l’aborto?

Sulla pagina “Commenti & Idee de La Stampa dello scorso 25 maggio è apparso un articolo che merita tuttora numerose riflessioni. Si tratta di un testo di Vladimiro Zagrebelsky dal titolo “Non si può far tacere chi è contro l‘aborto”. 

La prima reazione quando ho letto questo titolo è stata “Cara grazia!”.  Mi è sembrato ovvio in un Paese come il nostro, la cui Costituzione all’art, 21 sancisce che “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, ribadendo un principio che si ritrova in tutte le leggi fondamentali delle democrazie occidentali. C’è bisogno che per questo si scomodi Vladimiro Zagrebelsky, illustre giurista e già magistrato della Corte europea dei diritti umani, e fratello dell’altrettanto illustre Gustavo, ex presidente della Corte Costituzionale?

Continuando a leggere mi sono accorto che purtroppo l’intervento di Zagrebelsky non era incongruo poiché all’affissione a Torino di manifesti di Pro Vita contro l’aborto si stanno opponendo associazioni che promuovono la libertà di abortire; e che a Roma qualche anno fa la giunta comunale fece  rimuovere manifesti analoghi. Sui manifesti in programma a Torino c’è l’immagine di un feto accompagnato dalla scritta «Potere alle donne? Facciamole nascere». “Invece di contrapporre argomenti”, osserva Zagrebelsky, le associazioni che promuovono la libertà di abortire, “vogliono zittire chi la pensa diversamente. Secondo loro quei manifesti sarebbero offensivi di una legge dello Stato e della libertà di scelta delle donne. Per questo chiedono all’autorità pubblica di vietarne l’affissione”. In effetti non è vero, osserva l’ex magistrato della Corte europea dei diritti umani, perché la critica delle leggi vigenti “è ovviamente libera, così come lo è la proposta di modificarle, per restringerne la portata o per allargarla. Non solo, ma libera è anche la propaganda diretta a non usufruire di possibilità che la legge ammette”

È a ben vedere un dibattito assai interessante soprattutto per l’ambito in cui si svolge: tra «laici» e in un angolo di un giornale «laico». In Italia in effetti i padroni della comunicazione, compresa La Stampa, tengono il dibattito sull’aborto ermeticamente chiuso. Gli antiabortisti se la possono cantare tra di loro, ma non hanno mai accesso ad armi pari sui giornali e nelle tv che contano. Là al massimo di loro si parla, ma non li si fa direttamente parlare. Non possono dire al vasto pubblico le loro ragioni. Chi si è schierato contro il diritto di Pro Vita di vedere affissi quei suoi manifesti sa bene di avere dalla sua il grosso di chi governa la comunicazione in Italia. Sa bene che, tanto per fare un esempio, una grande campagna di affissioni o di pubblicità contro l’aborto sarebbe in un modo o nell’altro rifiutata dalle grandi società di gestione degli spazi pubblicitari. E questo anche se non c’è al riguardo alcun divieto legale.

Diventa perciò significativo che una persona come Vladimiro Zagrebelsky venga fuori a ricordare ai «laici» che dominano il dibattito pubblico in Italia che la censura della discussione sull’aborto è in quanto tale un grave vulnus della nostra democrazia, e che “Come scrive la Corte europea dei diritti umani nelle sue sentenze la libertà di espressione «vale non soltanto per le informazioni o le idee che sono accolte con favore o sono considerate inoffensive o indifferenti, ma anche per quelle che urtano, colpiscono, inquietano lo Stato o una qualunque parte della popolazione. È questa un’esigenza propria del pluralismo, della tolleranza e dello spirito di apertura senza i quali non esiste una società democratica»”. Perciò, conclude Zagrebelsky riguardo alla questione sollevata a Torino “Qualunque posizione si abbia sul tema dell’aborto, in difesa della libertà di opinione e di espressione, in difesa della democrazia, c’è da sperare di non dover assistere ad un atto di censura da parte della autorità pubblica”. Un auspicio che meriterebbe di valere anche per il mondo della comunicazione in genere.

30 maggio 2022

Informazioni su Robi Ronza

Giornalista e scrittore italiano, esperto di affari internazionali, di problemi istituzionali, e di culture e identità locali.
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