La buona notizia è che il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha fatto una visita-lampo in Libia; e comunque un lampo è meglio del buio pesto. Senza dubbio è confortante che un governo, sin qui tutto assorbito dalle proprie tensioni interne, ricominci a guardare anche al di là di Lampedusa e di Pantelleria. Volato in Libia ieri mattina, Di Maio è ritornato a Roma all’alba di oggi dove ha annunciato che nominerà un inviato speciale del suo ministero in Libia e si impegnerà a promuovere la visita nel paese di una missione composta da alti rappresentanti delle principali potenze europee, Gran Bretagna compresa, e dell’Unione Europea.
La cattiva notizia è che Di Maio sta correndo a chiudere la stalla dopo che i buoi sono scappati. Per motivi sia storici (dal 1911 al 1943 la Libia fu una colonia italiana) che attuali (un gasdotto sottomarino dell’Eni collega alla Sicilia i suoi grandi giacimenti libici di gas naturale) l’Italia è tradizionalmente il grande partner europeo della Libia. Una catena di errori, iniziata nel 2011 ai tempi di Berlusconi ma poi continuata anche dai governi successivi, ha condotto alla situazione presente con il nostro Paese sempre più fuori gioco e con la Russia, la Turchia, l’Egitto e altri Stati arabi che si disputano il ruolo di “Grande Fratello” della Libia. Per rintracciare quanto in proposito scrivevo già in anni passati basta inserire le parole <Libia> e <Gheddafi> nel motore di ricerca interno di questo stesso sito.
Con la forza delle cose, ma anche con notevole abilità, l’Eni ha sin qui fatto la parte che avrebbero dovuto fare i nostri governi, ma da solo non ce la può fare all’infinito. Di Maio è volato in Libia dopo consultazioni con il presidente francese Macron e con la cancelliera tedesca Merkel, ossia con i capi delle due potenze che rispettivamente vogliono prendere il nostro posto in Libia e sono d’accordo su tale cambio della guardia. Pinocchio insomma è andato in missione per conto del Gatto e della Volpe. Con l’ottimismo della volontà e il pessimismo dell’intelligenza, come diceva quel tale, dobbiamo sperare nel miracolo.
18 dicembre 2019
“consultazioni con il presidente francese Macron e con la cancelliera tedesca Merkel”
Ho serissimi dubbi che Di Maio ci abbia capito qualcosa. Non tanto per scarsa stima della sua intelligenza o per la sua evanescente abilità politica quanto per un altro fatto: sulla Libia Macron ha una sua visione e la Merkel ne ha un’altra, pressoché diametralmente opposta, considerando che il primo sostiene la posizione (palesemente sovranista) degli interessi francesi, al punto di sostenere uno dei leader, avversario politico e militare dell’altro che invece è sostenuto dalla UE (e quindi, si suppone, dalla Merkel).
A meno che, e avrebbe assai ragione il dott. Ronza, entrambi non siano accomunati da un obiettivo preciso: far fuori l’italia.
In tal caso aspettiamo pure il ministro degli esteri di ritorno dal Campo dei Miracoli, quello dell’albero degli zecchini d’oro.
L’ha ripubblicato su gipoblog.